Il 21 marzo di ogni anno, dal 1966, a seguito della strage del 1960 a Sharpeville, in Sudafrica, in tutto il mondo si ricordano le vittime della discriminazione razziale.
Dalla fine della seconda guerra mondiale sono passati molti anni e la cultura politica dell’Europa e del mondo intero sembra essersi dimenticata che ogni dittatura costruisce in gran parte il proprio consenso facendo ricorso a un capro espiatorio e che il razzismo è propedeutico ad ogni forma di totalitarismo e di dittatura.
Costruire la propria identità in opposizione ad altri, contro un gruppo più o meno ampio, accusandolo di ogni crimine e nefandezza, è oggi uno dei tratti principali dell’Italia, dell’UE e dell’intero mondo occidentale.
Di fronte al linguaggio razzista, ai predicatori d’odio, alla rappresentazione distorta e strumentale delle persone di origine straniera, nessun racconto di quale sia la realtà, nessun dato statistico ufficiale basta a convincere gran parte dell’opinione pubblica che la mafia, la corruzione, la disoccupazione, la precarietà, la violenza contro le donne e l’assenza di un welfare universale non hanno nulla a che fare con l’arrivo e la presenza degli stranieri, e che la costruzione di un capro espiatorio serve solo a dirottare su chi non ha colpe le cause del disagio che vivono tante cittadine e cittadini, uno degli strumenti usati per arrivare a convincerli che l’uguaglianza, la giustizia, i diritti sono ormai reperti del passato.
Il risultato delle recenti elezioni politiche, gli orientamenti elettorali prevalenti indicano una strada tutta in salita per la nostra democrazia: il sentimento di rancore, di chiusura individualistica è molto diffuso. La campagna di criminalizzazione contro gli stranieri ha dato i suoi frutti anche sul piano elettorale e quindi nulla fa pensare a un suo abbandono.
Per questo l’ARCI fa appello, nella Giornata mondiale contro le discriminazioni razziali, ai parlamentari e alle parlamentari neo eletti/e affinché sottoscrivano una dichiarazione di intenti pubblica contro il razzismo, che si traduca nei seguenti impegni:
- Utilizzare parole e affermazioni che diano una rappresentazione del mondo dell’immigrazione e delle persone di origine straniera aderente alla realtà, contrastando i luoghi comuni e i discorsi d’odio.
- Porre al centro della propria attività parlamentare gli interessi del Paese e delle persone, a prescindere dalla nazionalità, dall’origine e dall’appartenenza a minoranze religiose, linguistiche o di orientamento politico e personale, così come previsto dalla nostra Costituzione.
- Garantire l’indipendenza dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e dotarlo di risorse adeguate per combattere il razzismo e la xenofobia.
- Promuovere il protagonismo e la partecipazione delle persone di origine straniera, affinchè possano prendere parola nello spazio pubblico, a partire dalle istituzioni, favorendo la rapida approvazione di leggi che consentano la loro piena integrazione, a partire dalle due leggi di iniziativa popolare presentate dalla campagna L’Italia sono anch’io di riforma della cittadinanza e per il voto alle elezioni amministrative.
- Costituire un intergruppo parlamentare contro il Razzismo, i discorsi d’odio e la xenofobia, in collegamento con le organizzazioni sociali e le associazioni antirazziste.